COSA VUOL DIRE COMUNICARE?
dott.ssa Cristina Ombra, psicologa e psicoterapeuta

Comunicare è vita di relazione perché “L’uomo è un animale sociale”(Aristotele). Questo significa che il desiderio dell’essere umano è poter vivere in armonia con le altre persone, e questo è possibile grazie alla condivisione di attività, di pensieri, di parole.

La comunicazione avviene attraverso tre “porte” principali: quella dello sguardo, quella della parola e quella dei gesti. A maggior ragione nella professione di Kinesiologo, a continuo contatto con altre persone, per comunicare efficacemente bisogna innanzitutto osservare ed ascoltare l’individuo o il gruppo di individui con cui siamo in relazione, e capire quale o quali siano le “porte” preferenziali attraverso cui proporre un messaggio. Se vogliamo che la persona di fronte si rilassi, per prima cosa, dopo avergli dato tempo e spazio per esprimersi ed averla osservata ed ascoltata, con lo sguardo, i gesti e le parole gli offrirò un messaggio in chiaro, univoco e coerente.

Perché il mio sguardo, i miei gesti e le mie parole siano credibili, dovrà essere il mio modo di viverli ed eseguirli ad esprimere, appunto, calma, tranquillità ovvero qualità intrinseche allo stato di rilassamento. Se saremo, non importa quanto, emotivamente in tensione, otterremo l’effetto di trasmettere tensione. Attenzione quindi al proprio modo di muoversi ed esprimersi.
Il modo migliore per avere questa attenzione o lucidità è esercitare la presenza mentale. Se siamo consapevoli di ciò che facciamo, il nostro agire acquista automaticamente una chiarezza ed un’armonia che fanno appunto la differenza tra il saper comunicare ed il pretendere di farlo.
 

Il comune denominatore tra i succitati metodi rimane comunque l’esperienza chiave dell’ascolto: imparare ad ascoltare e a comprendere, prima di re-agire, non solo il “mondo fuori di noi” ma il nostro modo di intenderlo e porsi in una posizione di “ricezione lucida”, dove i nostri desideri e paure possono essere presenti ma non condizionarci completamente.

Se impariamo ad ascoltare (osservare se preferite) con calma le azioni degli altri e le nostre reazioni contingenti (soprattutto quelle meno manifeste) avremo di volta in volta l’opportunità di imparare qualcosa e di godere di una libertà di comprensione ed interazione meno aleatoria, forse minima ma concreta. Anziché il mito del “freddo” distacco (spesso maschera del rifiuto), lo stato d’animo verso cui tendere se si vuole essere in grado di comunicare in modo evoluto “prendendoci davvero cura” è forse definibile come calma e cosciente presenza… mentale e fisica.

Quante volte ci è capitato di confondere o dimenticare quanto ci hanno detto? Quante volte ci siamo scordati anche solo il nome di chi si è appena presentato? Spesso sottovalutiamo quanto possa essere importante prestare attenzione a chi abbiamo di fronte. Ci preme innanzitutto dire la nostra e, senza accorgercene, può capitare che ci sfuggano molte cose tra cui la stessa risposta della persona con cui stiamo parlando. Imparare ad ascoltare è prezioso tanto quanto imparare a parlare. Ascoltando in modo attivo possiamo raccogliere più informazioni sul nostro interlocutore, possiamo trovare il modo di farci capire, ottenere più facilmente la stima e l’interesse dell’altro e essere d’aiuto alla persona che abbiamo di fronte. Per sviluppare questa innata capacità bastano pochi accorgimenti: li conosciamo (o crediamo di conoscerli) ma abbiamo bisogno di esercitarli con la guida di un buon supervisore per farne la caratteristica distintiva di un Kinesiologo davvero professionale.

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